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Fin dai suoi esordi nel 1972, Bimota incardina la propria attività su un credo: il perfezionamento del prodotto motociclistico tanto sotto il profilo tecnico che sotto quello estetico.

Primaria attività che segue questo tracciato è senza dubbio la ricerca dei materiali per realizzare le parti che compongono la ciclistica, una specializzazione che ha reso Bimota leader nel campo tecnologico delle moto sportive. Per i componenti accessori, l’avvio dell’adozione di parti in lega leggera lavorata dal pieno ha creato un nuovo modo di interpretare il binomio bellezza e funzionalità.

Il primo decennio di attività di Bimota ha contribuito in maniera considerevole ad una identità tecnologicamente più avanzata delle due ruote. Gli anni ’80 sono stati una vera e propria pietra miliare, a partire dalla presentazione del progetto “Tesi” nel 1983. Attraverso lo sviluppo del progetto Tesi, che ancora oggi non prevede l’utilizzo di una forcella come elemento strutturale finalizzato alla sterzata ed alla funzione ammortizzante, sono stati sperimentati materiali compositi nell’ambito delle componenti ciclistiche come telaio, forcelloni e supporti.

In occasione del Salone Internazionale del Motociclismo Eicma 2015, l’atelier riminese ha presentato le nuove nate. Tesi 3D RaceCafe, reinterpretazione del progetto Tesi, si affianca alla Tesi 3D Naked per incontrare le richieste del nuovo segmento di mercato Cafè Racers, dove tecnica ed elettronica si incontrano per una guida ed una gestione più semplici.

Bimota Impeto, ultima versione della Hyper-Naked, prevede la possibilità di implementare le performance grazie ad una serie di optional parte della Bimota Experience, quali il telaio ed il forcellone con struttura composita, lega leggera e tubi di carbonio strutturale, nonché dashboard con schermo TFT a colori e GPS con riconoscimento automatico del circuito. Nuove emozioni per l’asfalto dei centauri.

Articolo scritto da da Exc Mag

S’inaugura la quinta struttura Cochrane in Italia: la rete mondiale che si occupa del miglioramento della qualità delle prove scientifiche prodotte in medicina.

Oggi, venerdì 16, a partire dalle 9, un evento online con i video messaggi dei promotori del Field 

Cochrane è una rete globale indipendente di 37.000 ricercatori, professionisti, pazienti, care-givers e persone interessate alla salute provenienti da oltre 130 paesi, esenti da sponsorizzazioni commerciali e altri conflitti di interesse, che si occupa del miglioramento della qualità delle prove scientifiche prodotte in medicina.

Quello che si inaugura presso la Cattedra di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università degli Studi di Brescia, che ha sede a Rovato presso il Centro “E. Spalenza” della Fondazione Don Carlo Gnocchi, è la quinta struttura Cochrane in Italia, l’unica al mondo che si occuperà di Riabilitazione.

Il lancio ufficiale di Cochrane Rehabilitation sarà inserito all’interno di un evento online sul sitowww.rehabilitation.cochrane.org e sui canali Facebook, Twitter e YouTube @CochraneRehab., in programma venerdì 16 dicembre, a partire dalle 9.00, con i video messaggi dei promotori del Field.

«Cochrane – spiega il professor Stefano Negrini, Direttore Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Brescia e referente scientifico del Centro “Spalenza-Fondazione Don Gnocchi” di Rovato, che assume da oggi anche il ruolo di Direttore di Cochrane Rehabilitationè l’istituzione mondiale più importante che si occupa di verificare quali siano i migliori trattamenti in tutte le branche della medicina. La medicina fisica e riabilitativa ha bisogno di rinforzare le proprie basi scientifiche, e Brescia sarà la capitale mondiale di questo lavoro, coordinando gli sforzi di oltre 250 colleghi in 49 paesi».

«Il Gruppo sulla Riabilitazione che abbiamo avviato a Brescia – continua il prof. Negrini trae origine da una proposta della Società Europea di Medicina Fisica e Riabilitativa (ESPRM) in accordo gli Organi Professionali Europei, la Società Internazionale (ISPRM) e quella Italiana (SIMFER). Cochrane Rehabilitation è costituito da un Network mondiale di persone e strutture, coordinate dal Centro Evidence Based Medicine di Rovato dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi e dell’Università degli Studi di Brescia».

«Siamo particolarmente lieti del fatto che Cochrane Rehabilitation sia stato avviato ed abbia sede nel nostro paese, a ulteriore riprova della qualità culturale e scientifica della Riabilitazione Italiana – dichiara il prof. Paolo Boldrini, Presidente della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER) –. La SIMFER rinnova il ringraziamento al collega e socio Prof. Stefano Negrini, per l’impegno profuso nello sviluppo di questo progetto, nella convinzione che porterà un ulteriore contributo alla crescita della riabilitazione nel nostro paese, allo sviluppo professionale dei fisiatri e di tutti i professionisti che operano nel settore, ed al miglioramento dei servizi per le persone che sono chiamati ad aiutare. La SIMFER  si impegna a sostenere il field, attraverso la collaborazione nelle attività scientifiche e la comunicazione  e promozione dei contenuti e dei risultati».

Official Launch of Cochrane Rehabilitation

Venerdì 16 Dicembre 2016

On line dalle 9 su www.rehabilitation.cochrane.org

Un intervento ogni ora dalle 9 su Facebook, Twitter, YouTube @CochraneRehab.

Ogni messaggio dura dai 2 ai 5 min 

·       Mark Wilson (UK) (CEO Cochrane) Cochrane Rehabilitation

·       Stefano Negrini (Ita) (Director) Cochrane Rehabilitation vision and goals

·       Carlotte Kiekens (Bel) (Coordinator) Cochrane Rehabilitation organization

·       William Levack (Nzl) (PRM Reviews Committee Chair) Identifying evidence

·       Francesca Gimigliano (Ita) (Communication Committee Chair) Communicating evidence

·       Frane Grubisic (Cro) (Pubblication Committee Chair)

·       Antti Malmivaara (Fin) (Methodology Committee Chair) Methodology to gather evidence in Rehabilitation

·       Thorsten Mayer (Ger) (Methodology Committee Co-Chair) RCTs in Rehabilitation and related problems

·       Julia Patrick Engkasan (Mal) (Education Committee Chair) and Elena Ilieva (Bul) (Education Committee Co-Chair)Educating to Evidence

·       Farooq Rathore (Pak) (Low and Middle Income Representative) The Low and Middle Income perspective

·       William Levack (Nzl) (Professionals Representative) The Rehabilitation Professionals perspective

Nel gergo utilizzato da chi naviga, ammainare le vele significa abbassarle per poi toglierle, subito prima di entrare in porto, quindi alla fine della navigazione o anche rinunciare alla lotta, arrendersi, ritirarsi da un’impresa che si considera troppo faticosa.

E’ esattamente ciò che è successo allo storico stabilimento che ha aperto la prima fabbrica nel lontano 1824 con l’acquisto di un mulino a Pontedassio da parte di Paolo Battista Agnesi, che consentiva di macinare 120 quintali di grani al giorno e produrre direttamente la pasta.

Con l’introduzione di nuovi metodi di macina, appresi in Francia dal figlio Giuseppe, la produzione aumento talmente che la famiglia Agnesi decise di armare una propria flotta di velieri per rifornirsi dall’Ucraina (che allora era considerato il miglior grano duro del mondo). Per questa ragione il veliero rimarrà poi nel simbolo dell’azienda.

Nel 1888 il figlio primogenito di Paolo Agnesi, Giacomo, subentrò al padre alla guida dell’impresa. Nel XX secolo lo stabilimento si avviò verso l’automazione integrale grazie anche all’ingresso nell’impresa del figlio di Giacomo, Vincenzo. Nel 1929, alla morte di Giacomo Agnesi, Vincenzo gli subentrò alla presidenza del consiglio di amministrazione rimanendo alla guida della ditta fino agli anni settanta. Da allora l’azienda visse un periodo di difficoltà che portò nel 1980 alla nascita della Agnesi Srl, immediatamente trasformata in Agnesi Spa.

Nel 1987 il gruppo Danone comprò le prime quote della società e nel 1995 acquistò dalla famiglia Agnesi il pieno controllo sull’azienda. Nel 1997 Danone cedette Agnesi alla banca d’affari Paribas che a sua volta la mise in vendita. L’acquisto venne concluso nel 1999 dal gruppo alimentare italiano Colussi, insieme a Banca Commerciale Italiana e Banca Euromobiliare.

In data 13 dicembre 2016 è stato l’ultimo giorno lavorativo dell’azienda prima della definitiva chiusura, producendo l’ultimo kilo di pasta i Fusilli 102.

Questi sono naturalmente alcuni punti fondamentali della storica industria fondata da Paolo Battista Agnesi nel 1824 a Pontedassio – Imperia ed è interessante leggere la lettera scritta da Angelo Colussi, nel luglio del 1999, dopo che il suo gruppo completò l’acquisizione:

Dopo i preliminari intercorsi, oggi 30 luglio 1999, con la sottoscrizione del contratto di acquisizione della Agnesi S.p.A., si è realizzata la svolta più significativa nel processo di rapida crescita di recente intrapreso. proiettando il nostro gruppo oltre i 500 miliardi di fatturato, in posizione di assoluto rilievo nel mercato alimentare.

Abbiamo ampliato il sistema di offerta integrato della dieta mediterranea nelle categorie merceologiche che meglio lo rappresentano (biscotti, panificati, pasta di semola ed all’uovo, prodotti per gelaterie e pasticcerie. merendine, riso, condimenti) sviluppando ulteriormente la via dei prodotti di marca e di qualità che ci contraddistingue.

Abbiamo posto i presupposti per sviluppare positive sinergie commerciali, nella capillare copertura del mercato, nel servizio al trade e nella logistica, ampliando anche le nostre potenzialità nei mercati esteri con presenze significative e nuove grandi opportunità di sviluppo.

Abbiamo l’orgoglio di condividere traguardi cosi ambiziosi grazie al fondamentale contributo creativo e propositivo che ci è stato consentito di avere fin qui cumulando sapere e competenza per lo sviluppo.

Abbiamo consolidato la base per essere competitivi e vincenti, abbiamo le risorse per cavalcare e non subire il cambiamento, abbiamo nei colleghi tutte le qualità per essere aperti al confronto, competenti, reattivi e flessibili come e più degli altri.

E’ per me un grande piacere proseguire sulla strada intrapresa per rullare la sfida con ancora maggiore impegno ed entusiasmo, valorizzando il patrimonio delle risorse di cui l’azienda dispone per raggiungere nuovi ed ancora più ambiziosi traguardi, vivendo ogni difficoltà come opportunità, per essere protagonisti del cambiamento e del successo.

Con rinnovata fiducia e stima i migliori saluti e auguri di buon lavoro.

Angelo Colussi

Tutte belle parole che non sono riuscite a far rimanere a galla il famoso veliero che ha dovuto ammainare le vele non per rientrare in porto e concludere a testa alta una lunga navigazione ma che si è perso nei grandi mari e oceani di uno stato assente, sindacati troppo presenti e in generale di un silenzio da parte di quella stampa attenta a dare solo notizie eclatanti come le chiusure di grandi e storiche aziende, ma che non sono riusciti ad attirare investitori per tenere viva una parte della storia italiana nel mondo.

SILENZIO, PARLA AGNESI lo storico slogan da oggi dovrebbe trasformarsi in IL SILENZIO PARLA PER AGNESI

La Ferrari F40 è stata creata per celebrare il 40 ° anniversario della Ferrari. Un’ auto molto veloce disegnata da Pininfarina e che è stata costruita principalmente con materiali compositi. Le sue sofisticate alte prestazioni, sono date dal turbo-charged combinato ad uno chassis di prima classe, che ne danno cosi una grande prodezza dinamica prossima a quella di una macchina da corsa.

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Questa supercar con motore centrale, trazione posteriore, due porte coupé sportiva, e’ stata costruita tra il 1987 e il 1992 (fino al 1994 per la LM e il 1996 per la GTE). Successore della Ferrari 288 GTO, è stata l’ultima Ferrari personalmente approvata da Enzo Ferrari. A quel tempo era la più veloce, la più potente, e la più costosa auto in vendita della Ferrari.

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La vettura ha debuttato con una produzione di 400 unità e al costo di circa $ 400.000 nel 1987 ($ 950.000 di oggi), che era il prezzo al dettaglio suggerito, anche se alcuni acquirenti hanno poi segnalato che nel 1999 avevano pagato per la Ferrari F40 ben $ 1,6 milioni. In totale sono solo 1.311 le Ferrari F40 che sono state prodotte.

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Già nel 1984, la fabbrica di Maranello aveva iniziato lo sviluppo di un modello di evoluzione della 288 GTO. Il desiderio di Enzo era di lasciare un’eredità nella sua supercar finale e che ha cosi permesso al programma di Evoluzione di essere ulteriormente sviluppato al fine di creare una vettura esclusivamente per uso stradale. Un responsabile del reparto marketing della Ferrari disse:”Abbiamo voluto che la F40 fosse molto veloce, sportiva al massimo e Spartana”.

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I clienti iniziavano a dire che le nostre auto stavano diventando troppo morbide e comode. La F40 è per i nostri clienti più entusiasti che desiderano solo le pure prestazioni.

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La supercar è stata progettata pensando all’aerodinamica. Per la velocità della vettura si è pensato più alla sua forma che alla sua potenza. L’ area frontale è stata ridotta e il flusso d’ aria molto levigato. Così é anche stato per il raffreddamento del motore a induzione forzata poiche’ il motore generava una grande quantità di calore. Di conseguenza, la F40 era un po’ come una macchina da corsa a ruote scoperte con una scocca. Aveva poi una parziale sottoscocca per lisciare il flusso d’aria sotto il radiatore, una seconda con diffusori dietro il motore e il vano motore non era sigillato.

Un esperto ha spiegato la sua popolarità: “Non sarà mai piu’ permesso di creare un’ altra F40 nel mondo di oggi fatto di così tanta burocrazia e di regole. Questo è ciò che la rende così speciale e così desiderabile”. La Ferrari F40 fu presentata dai media come La più grande Supercar che il mondo avesse mai visto”.

Scritto da Exc Mag

Flavio Benedetto 

La competizione che premia le aziende che vanno al lavoro in bicicletta.

  • Fino al 31 ottobre l’avvincente sfida “su due ruote” tra aziende e lavoratori di tutta Italia.
  • Info e iscrizioni su biketowork.it
  • Tra le prime 500 organizzazioni iscritte anche Fondazione Cariplo, Gruppo FS Italiane, Siemens, Gruppo Intesa Sanpaolo, ANAS, TIM, Lavazza, Rai, Sky, KPMG, oltre a numerose università, comuni, regioni, enti ospedalieri e realtà di piccole dimensioni.
  • A Milano, Roma e Torino competizioni di territorio in concomitanza con la sfida nazionale.
Milano, 28 settembre 2016 – È partita con grande slancio e prosegue fino al 31 ottobre la seconda edizione italiana di BIKE CHALLENGE, la divertente sfida tra luoghi di lavoro promossa da FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, per stimolare aziende, dipendenti e collaboratori a scegliere la bicicletta per gli spostamenti quotidiani, al lavoro o nel tempo libero, nello spirito #biketowork. Vince l’organizzazione che mette in sella la percentuale più alta dei propri lavoratori.
La competizione (che ha preso il via il 16 settembre nella 3^ Giornata Nazionale BikeToWork con l’invito “Anch’io vado al lavoro in bicicletta!” di un sorridente Vincenzo Nibali, protagonista della campagna FIAB) conta, in tutta Italia, già 520 aziende e organizzazioni iscritte per un totale di 7.000 persone pronte a pedalare nei tragitti casa-lavoro e nel tempo libero e a competere tra loro e con chi, fino al 31 ottobre, vorrà mettersi in gara. Sono numeri significativi e in costante aumento.
“Parlare di mobilità sostenibile e di cosa si dovrebbe fare per realizzarla non basta. La Bike Challenge è un’iniziativa concreta, simpatica, gratuita e, soprattutto, coinvolgente che incoraggia le persone a provare a utilizzare la bicicletta, almeno una volta, negli spostamenti quotidiani e in particolare nei tragitti casa-lavoro – spiega Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB. – Saranno loro stessi a scoprire come sia piacevole, veloce ed economico muoversi in città sulle due ruote e come questa modalità possa, facilmente, diventare una sana abitudine che unisce i benefici dell’attività motoria con quelli del risparmio energetico e della riduzione della mobilità “pesante” e che contribuisce, certamente, ad avere città meno inquinate, più belle e più vivibili”.
La sfida è aperta a tutte le realtà, pubbliche e private, piccole e grandi. Chi vuole partecipare deve semplicemente iscriversi, entro il 25 ottobre, creando un account sul sito www.biketowork.it. A questo punto basta pedalare (almeno 10 minuti), registrare le pedalate tramite l’APP LoveToRide, in italiano, (o l’APP Ride Report, in inglese) e, nello spirito di squadra, cercare di convincere tanti altri colleghi a recarsi al lavoro in bicicletta.
La competizione si conclude il 31 ottobre e molti sono i premi in palio (catalogo completo qui: https://challenge-assets production.s3.amazonaws.com/uploads/BIKE_CHALLENGE_catalogo_PREMI_02_09.pdf), tra cui soggiorni nelle strutture ricettive del circuito Albergabici.it. Non conta, quindi, quanti chilometri avrà totalizzato ogni azienda, ma quante persone avranno pedalato.
Fondazione Cariplo, Gruppo FS Italiane, Siemens, Gruppo Intesa Sanpaolo, ANAS, TIM, Lavazza, Rai, Sky, KPMG – tanto per fare qualche nome – ma anche molte Università e Ospedali di tutta Italia, comuni piccoli e grandi, enti regionali e piccole imprese risultato tra le prime 500 realtà iscritte alla BIKE CHALLENGE 2016, che ha una classifica nazionale consultabile su www.biketowork.it (con diverse categorie in base alle dimensioni della realtà iscritta) e classifiche locali parallele nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Torino, per le quali sono previsti ulteriori premi riservati alle imprese di questi territori.
A dieci giorni dall’inizio della challenge, la classifica nazionale delle grandi aziende, ad esempio, vede in testa Arpa Piemonte che ha messo in sella già il 6% dei propri lavoratori.
Nel capoluogo lombardo – teatro lo scorso anno della prima edizione italiana di BIKE CHALLENGE con 92 imprese e oltre 2.000 persone partecipanti per un totale di 300.000 km in bicicletta tra casa e lavoro nell’arco di un mese e mezzo – la BIKE CHALLENGE 2016 è organizzata da FIAB in collaborazione con il Comune di Milano e conta già 2.500 lavoratori/ciclisti in gara e ben 180 aziende iscritte, tra cui la Fondazione Cariplo che riserva una grande attenzione alle tematiche e alle iniziative di mobilità sostenibile.
Primo anno, invece, per la BIKE CHALLENGE a Torino organizzata in partnership con Regione Piemonte, Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Università di Torino, Agenzia Piemontese per la Mobilità, 5T e che ha già coinvolto 2.800 lavoratori di 155 aziende sul territorio. Una di queste ha dichiarato: “La Bike Challenge è un ottimo strumento di team building, capace di rimettere in gioco gli ormai logorati meccanismi di appartenenza ad un’impresa e di attivare, tra i colleghi, una positiva competizione di squadra per raggiungere, pedalando insieme, un obiettivo condiviso”.
L’agenzia Roma Servizi per la Mobilità è partner, infine, della BIKE CHALLENGE nella capitale che conta, ad oggi, 75 aziende iscritte e 800 lavoratori pronti a impegnarsi nell’usare la bici per raggiungere i rispettivi posti di lavoro.
BIKE CHALLENGE fa parte di un più ampio progetto europeo di BikeToWork, al quale partecipano 12 paesi sotto la guida di ECF-European Cyclists’ Federation, di cui FIAB è partner per l’Italia. Tra le altre attività in programma anche la consulenza e l’audit che porta alla certificazione di azienda bike-friendly, in base a parametri condivisi a livello europeo. La conquistano le organizzazioni che adottano politiche in grado di incentivare l’uso della bicicletta e che rendono le proprie sedi accoglienti per i ciclisti dotandole, ad esempio, di adeguati parcheggi o anche di spogliatoi e docce.
Tutti coloro che al termine della BIKE CHALLENGE 2016 continueranno a pedalare, anche dopo il 31 ottobre, registrando con regolarità i loro tragitti tramite le APP LoveToRide o Ride Report, potranno aggiudicarsi i bellissimi premi mondiali in palio fra tutti gli iscritti alla piattaforma LoveToRide, tra cui un viaggio in Croazia e uno nella British Columbia (Canada), che saranno assegnati a fine marzo 2017.
Per informazioni e iscrizioni alla BIKE CHALLENGE 2016: www.biketowork.it
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La volta celeste notturna con il movimento apparente delle stelle, l’ora siderale ed il fascino delle fasi lunari. Patek Philippe li racconta con il suo Sky Moon Tourbillon, l’orologio da polso più complesso mai realizzato dalla maison ginevrina che, come con il meccanismo messo a punto per lo Star Caliber 2000, ha voluto racchiudere un numero eccezionale di complicazioni nel ristretto spazio della cassa di un orologio.
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Un progetto che ha raccolto il guanto della sfida di riprodurre il cielo, sia che lo si osservi dall’emisfero boreale che da quello australe, riportando in maniera completa e leggibile il ritmo delle stelle. La soluzione adottata da Patek Philippe è stata presa in prestito dai suoi stessi orologi da tasca: una mappa stellare in movimento sul retro della cassa.
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Patek Philippe Sky Moon Tourbillon integra l’indicazione acustica delle ore, dei quarti e dei minuti in maniera affascinante, offrendo uno dei più straordinari funzionamenti che un orologio possa offrire. Dal timbro profondo per il rintocco delle prime a quello acuto dei minuti, quando si attiva il blocco sul lato sinistro della cassa la sonorità resta piena e profonda, proprio come quello delle cattedrali da cui prende il nome.
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Non poteva mancare all’appello il calendario perpetuo perfezionato al punto di visualizzare il giorno retrodatandolo automaticamente: ogni giorno la lancetta della data di eleva su un arco di circonferenza di 270° fino a che, arrivata agli ultimi giorni del mese in corso, si riposiziona automaticamente nella parte inferiore della scala graduata.
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Caratteristica insolita per un orologio, nel retro della cassa è rappresentata la volta boreale che ruota in senso anti orario sotto il fondo in vetro di zaffiro, lasciando spazio al movimento angolare delle stelle e della luna e determinando altresì l’ora del passaggio di Sirio, la Stella del Mattino, sul meridiano.
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La sua lavorazione eccellente e certosina ne permette di produrre non più di due pezzi all’anno. Patek Philippe Sky Moon Tourbillon, una vera rarità.
Scritto da Exc Mag

Con il post su facebook che andrete a leggere di seguito, il primo cittadino Alberto Gusmeroli informa dell’ennesimo traguardo raggiunto.

Ieri è stato firmato in Comune con la famiglia Aghemio l’atto di acquisizione di una parte della Cava Fogliotti che chiude definitivamente con una transazione una vertenza giudiziaria lunghissima. L’area acquisita è di circa 2,6 ettari su un totale della cava Fogliotti pari a circa 20 ettari.

La Transazione trovata con la famiglia Aghemio scongiura un grave problema legale che avrebbe potuto causare il DEFAULT delle casse comunali, con gravi danni alla città e ai cittadini, nel caso in cui il Comune avesse dovuto sborsare la cifra record di 11 milioni di euro, come disposto dal Tribunale di Verbania nel 2003 e paventato dai Magistrati di Torino nell’udienza del 2011 a causa, tra le altre cose, di un “difetto procedurale dell’appello del 2005”, per provvedere al prelievo e successivo smaltimento in una discarica autorizzata degli oltre 40.000 mc di materiale conferito nell’Ex Cava Fogliotti.

Una breve cronologia della vicenda dell’Ex Cava Fogliotti:

• 1987: l’Amministrazione Comunale Aronese prende in locazione parte dell’area dell’Ex Cava Fogliotti per adibirla a discarica di inerti.
• 1990 (ottobre): viene accertato il conferimento di rifiuti classificabili come “speciali” (materiali ferrosi, scorie e terre usate di fonderia) e quindi incompatibili sia con le caratteristiche della discarica, sia con l’autorizzazione concessa al gestore dalla Provincia, sia con le previsioni contrattuali. L’area viene posta sotto sequestro su istanza della Procura della Repubblica di Verbania.
• Segue processo civile e penale, con la CONDANNA degli autori della vicenda.
• 2000 (4 maggio): Il Comune di Arona viene CONDANNATO a pagare i danni ai proprietari del terreno

La scrittura privata di transazione tra i proprietari del terreno dell’ex Cava Fogliotti, Sigg. Aghemio, e il Comune di Arona prevede quanto segue:

• Tutte Le cause in essere decadranno con compensazione delle spese legali tra le parti.
• l’acquisizione da parte del Comune di Arona dell’area della discarica e di quella soprastante alla medesima di proprietà dei Sigg. Aghemio per il prezzo di € 36.000, come stabilito da una perizia in sede di Giudizio avanti al Tribunale di Verbania, che però riguardava circa 13.000 metri. Quindi, allo stesso prezzo, l’Amministrazione acquista circa il doppio dei metri (26.000 metri);
• la sistemazione da parte del Comune di Arona dell’area di discarica e la regimazione finale delle acque di percolazione, come stabilito dalla sentenza di condanna del Comune di Arona dal Tribunale di Verbania 25.8.2010, n. 638, sulla base del progetto, già realizzato dall’Amministrazione Comunale e già approvato dalle competenti Autorità;
• la sottoscrizione di un contratto di comodato decennale rinnovabile a favore del Comune di Arona del terreno di proprietà Aghemio posto in Via alla Rocca sulla dx prima dell’ingresso, attualmente adibito a parcheggio del sito “la Rocca di Arona”.

Si ringrazia la Famiglia Aghemio per la fattiva collaborazione con l’Amministrazione per la ricerca di una soluzione transattiva a favore del bene comune.

Prima della fine di quest’anno inizieranno i lavori di regimazione dell’area della discarica e successivamente vedremo come utilizzarla, se come parcheggio o altro scopo. Anche questo è l’Arona che chiude i propri problemi annosi.

Alberto Gusmeroli Sindaco di Arona

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AM-RB 001 hypercar è una unica innovativa partnership tra il marchio del lusso britannico e il Team di F1, questo ambizioso, senza compromessi e del tutto straordinaria collaborazione combina la visione e le competenze di due marchi leader a livello mondiale al fine di creare una vettura stradale, di cui non è mai stato visto prima.
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Gli uomini incaricati alla realizzazione di questa visione sono Adrian Newey, direttore tecnico della Red Bull Racing e designer di F1 di maggior successo al mondo, Marek Reichman Aston Martin EVP e Chief Creative Officer e David King VP e Chief Special Operations Officer.
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Reichman e Newey stanno lavorando a stretto contatto su tutti gli aspetti del progetto, cercando di garantire alla AM-RB 001 una fusione senza precedenti di forma e funzioni: una macchina progettata per essere completamente utilizzabile e piacevole come una vettura stradale, ma con la capacità di esecuzione come nessun’ altra vettura stradale.
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Per coloro che desiderano un’esperienza di guida ancora più intensa e concentrata, una pista-unica per AM-RB 001 è anche in fase di sviluppo.
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Costruita intorno ad una struttura in fibra di carbonio leggera, la AM-RB 001 vanta un’ aerodinamica davvero radicale con livelli senza precedenti di carico aerodinamico per una macchina stradale.
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Grazie al genio di Newey gran parte di questo effetto suolo è generato attraverso l’aerodinamica a pavimento, lasciando Reichman libero di realizzare una linea mozzafiato per la AM-RB 001 che esprime con la sua eleganza sia il dinamismo d’avanguardia che l’inconfondibile essenza della Aston Martin.

Flavio Benedetto

Scritto da Exc Mag

Ormai la tecnologia ha fatto passi da gigante e chiunque acquista un telefonino di ultima generazione ha la possibilità di realizzare foto e video di alta qualità.

Questo va bene se volete fissare un ricordo o siete a una festa e con un video riprendete il brindisi al festeggiato ma se volete un servizio fotografico o video professionali, vi suggeriamo di contattare www.personalreporter.it

Immaginate queste situazioni:

Non sapete che regalo fare per un matrimonio, compleanno, anniversario o qualsiasi ricorrenza, bene… Il PERSONAL REPORTER vi realizzerà un servizio fotografico o video professionale utilizzando innanzitutto attrezzatura specializzata e data l’esperienza, riuscirà a immortalare i momenti più importanti.

Dovete vendere la vostra casa, macchina, barca, gioielli, qualsiasi bene mobile o immobile, con un video professionale è molto più facile, del resto in America per esempio sono 20anni che si usa questo sistema.

Inaugurate la vostra attività o cambiate sede, ne aprite una nuova o l’avete ammodernata, bene… Il PERSONAL REPORTER arriverà da voi e scatterà foto in alta risoluzione che potete utilizzare anche per locandine, campionari, brochure, oppure realizzerà un video che immortalerà quel giorno speciale.

Realizzate un evento importante, una sfilata di moda o la presentazione della nuova linea o marchio importante, un raduno di auto d’epoca o sportive, una mostra, fiera, festival del cibo di strada, presentate il vostro libro… anche in questo caso affidatevi a PERSONAL REPORTER e sarete sicuri di ottenere un servizio professionale e di alto livello.

Avete un prodotto da promuovere e volete uno spot video come quelli visti in tv… PERSONAL REPORTER LO PUÒ’ REALIZZARE.

PERSONAL REPORTER DOVE VOLETE QUANDO VOLETE E QUELLO CHE VOLETE

I PERSONAL REPORTER sono professionisti nel settore della comunicazione e quindi possono ricoprire molti incarichi come per esempio inviati speciali per la realizzazione di reportage, video reportage e foto reporter. Li chiamate, date loro l’incarico e per voi, realizzeranno un servizio professionale e completo.

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Ormai la concorrenza è molto ampia, chiunque di noi conosce un fotografo bravo, un buon giornalista o chi realizza video di alta qualità. La differenza in molti casi viene fatta dai costi, che sono spesso bassi ma con una discreta resa o troppo elevati ma con servizi di alta qualità.

Nel caso di PERSONAL REPORTER, abbiamo bilanciato i costi, riuscendo a dare una buona qualità al giusto prezzo. Per avere un preventivo gratuito cliccate quì.

Per vedere ALCUNI nostri servizi cliccate quì: FOTO – – – VIDEO

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Molto spesso capita di imbatterci in dibattiti, la maggior parte delle volte molto accesi, tra gli utilizzatori dei Velocipedi, ovvero i veicoli con due ruote o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita (Titolo III – Capitolo I – Nuovo codice della strada”, decreto legisl. 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni) e i semplici cittadini.
Per convivenza civile in forma generale, s’intende il rispetto degli altri e delle regole che ci sono nella comunità, in luoghi comuni, senza ledere i diritti e la libertà altrui, avendo ben presente anche i doveri di ciascun individuo.
A tal proposito abbiamo voluto contattare chi, in Italia, rappresenta tutti gli utilizzatori dei Velocipedi o meglio, delle Biciclette.
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Giulietta Pagliaccio Presidente FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune nostre domande che possono sembrare scontate e banali ma che risultano, come abbiamo detto in apertura, molto sensibili e discusse.
1 – E’ possibile accedere a una via pedonale turistica (il corso turistico o “budello”)? 
In generale dove c’è, un cartello di area pedonale lì possono transitare anche le biciclette. Per vietarne l’accesso è necessario un provvedimento specifico del comune che, ad esempio, emette un’ordinanza e installa una segnaletica che indica biciclette a mano.
È altrettanto evidente che quando l’area pedonale è piena di persone o molto stretta, chi è in bicicletta generalmente scende o evita di passare in quel punto. Lo dico perché vorrei sfatare il mito del ciclista arrogante che vuole passare ovunque: c’è molto più buon senso di quanto non si creda.
2 – E’ possibile accedere a una via a senso unico in contromano che non abbia specifici cartelli di divieti?
Dove c’è un divieto di accesso, questo vale per tutti, biciclette comprese. Chi lo fa si assume le responsabilità del caso che può significare essere chiamati in causa per pagare i danni da eventuale incidente, ad esempio.
Tuttavia è possibile transitare in controsenso laddove il comune abbia predisposto specifici provvedimenti e apposto la segnaletica adeguata (es. classico il cartello sotto il segnale di divieto di accesso con la scritta “eccetto biciclette”)
3 – E’ possibile accedere a una via a senso unico in contromano con una specifica segnaletica di divieto?
Non esiste una specifica segnaletica di divieto: esiste il divieto di accesso e questo vale per tutti i mezzi di trasporto, compresa la bicicletta (leggi sopra). Potremmo aprire un dibattito sul fatto che il codice della strada a volte paragona la bicicletta a un mezzo di trasporto altre all’utenza vulnerabile, es. il pedone, e come tale potrebbe adottare il comportamento del pedone e quindi anche andare in una strada controsenso. Ma qui si apre un ampio dibattito che attiene alle modifiche del codice della strada.
4 – E’ possibile utilizzare i marciapiedi?
No, a meno che non sia segnalato come spazio condiviso con i pedoni (ciclopedonale). E poi c’è sempre il tema di cui sopra. Se c’è la necessità di percorrere un marciapiedi con la bicicletta, questa deve essere portata a mano (spinta).
5 – Quali sono le dotazioni e sistemi da utilizzare durante l’uso della bicicletta (sostitutivo di frecce direzionali, luci di stop e clacson)?
La dotazione minima per la sicurezza sono il campanello sempre, le luci anteriori e posteriori accese mezz’ora prima del tramonto (quando comincia a imbrunire è più semplice), qualcosa di rifrangente sulle ruote, utile nell’attraversamento (ora molti pneumatici hanno una ‘bandina’ rifrangente).
Per la visibilità nelle ore più buie è consigliabile indossare qualcosa di chiaro meglio ancora il gilet rifrangente. Per questo c’è un obbligo sulle strade extraurbane sempre mezz’ora prima del tramonto.
6 – Ove vi fosse una pista ciclabile realizzata per evitare zone d’intenso traffico o in generale pericolose (anche parallele a strade principali) è obbligatorio l’utilizzo di tali piste?
Il Codice della Strada dice che laddove esiste un percorso dedicato alle biciclette, l’utilizzo è obbligatorio. Il Codice della Strada però non tiene presente, ad esempio, che i percorsi s’interrompono spesso nel nulla o ti obbligano a tortuosi attraversamenti perché non sono lineari. E questi sono tra i motivi per cui spesso non vengono utilizzati.
7 – E’ obbligatorio fermarsi allo stop, dare precedenza ai pedoni, fermarsi in prossimità dei passaggi pedonali contestualmente all’utilizzo, dare precedenza in generale e all’interno di rotonde?
Il comportamento è uguale a quello dell’automobilista e viceversa: se ad esempio il ciclista è in una rotonda dove ha diritto di precedenza l’auto deve aspettare il passaggio della bicicletta.
8 – Qual è il numero massimo dei ciclisti formante un gruppo dopo il quale si deve essere preceduti e seguiti da autoveicoli o motoveicoli di servizio?
Quello che chiede immagino si faccia riferimento ai gruppi sportivi durante le gare. Non mi risulta ci siano obblighi di accompagnare gruppi di altro genere. E’ evidente che in caso di manifestazione molto partecipata (diciamo oltre le 100 persone) che debba transitare in luoghi particolarmente trafficati è utile il coinvolgimento delle forze dell’ordine.
Per completezza ricordiamo che la FIAB Onlus-Federazione Italiana Amici della Bicicletta è stata fondata nel 1988, attualmente è la più forte realtà associativa dei ciclisti italiani non sportivi.
Con circa ventimila soci suddivisi in 150 associazioni sparse su tutto il territorio italiano, FIAB è prima di tutto un’organizzazione ambientalista che, come riporta il suo Statuto, promuove la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico in un quadro di riqualificazione dell’ambiente, urbano ed extraurbano.
Forte della presenza tra i suoi soci di numerosi esperti in campo sanitario, giuridico, urbanistico, ingegneristico e paesaggistico, FIAB è diventata, negli anni, il principale interlocutore di numerosi enti locali sull’importante tema della mobilità sostenibile.
FIAB è stata riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente quale associazione di protezione ambientale (art. 13 Legge n. 349/86) e inserita dal Ministero dei Lavori Pubblici tra gli enti e associazioni di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della sicurezza stradale.
Tra le numerose iniziative, FIAB organizza ogni anno Bimbimbici, manifestazione nazionale dedicata a bambini e ragazzi e Bicistaffetta, per promuovere il cicloturismo quale volano economico del nostro Paese.
FIAB aderisce a E.C.F.-Federazione Europea dei Ciclisti. Presidente di FIAB è Giulietta Pagliaccio. Per ulteriori info: www.fiab-onlus.it
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Intervista di Riccardo Reina www.personalreporter.it
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